Crosta - ep. 10: Leggi di correlazione
Leggi di correlazione
Andrea
Carlo era un giovane di origine nobiliare che non trovava la sua strada. Il fratello maggiore, Erasmo, era già diventato un prestigioso medico, seguendo le orme del padre. Carlo aveva provato a iniziare l’università, ma trovava le lezioni incredibilmente noiose, e la chirurgia particolarmente stressante. Era più interessato alla tassidermia e a impagliare carcasse di animali, ma in Accademia non ce n’erano abbastanza. Ai banchi di scuola preferiva lasciare i libri a metà e imbarcarsi in passeggiate senza meta. Aveva sicuramente il lusso raro di poter esplorare il mondo senza fretta.
Il nonno Erasmo – da cui il fratello ha preso il nome – era per lui un punto di riferimento importante, da cui aveva ereditato una capacità troppo spesso data per scontata: l’osservazione. Carlo passeggiava, osservando, raccogliendo storie, appuntando dettagli, disegnando particolari. E fu proprio in queste passeggiate che iniziò a incontrare dei pastori al pascolo con le loro pecore, accompagnati dai loro cani.
Carlo osservò la stupefacente capacità di alcuni pastori che – dopo decenni di tentativi – erano riusciti a plasmare la pecora perfetta. Grazie alla selezione artificiale, questi animali erano caratterialmente docili e offrivano una lana pregiata e abbondante. Avevano solo un problema: riuscivano a saltare il recinto. La soluzione più ovvia, rapida e sicuramente efficace era alzare il recinto. Ma perché perdere tempo in un lavoro che richiederà poi una costante manutenzione, quando abbiamo già dimostrato a noi stessi di poter plasmare la natura a nostro piacimento? I pastori infatti – piuttosto che alzare il recinto – decisero di abbassare le pecore.
È in realtà più facile di quel che sembri. Partiamo da una regola aurea: l’ereditarietà è la regola, la non ereditarietà è l’anomalia. Ai pastori bastava selezionare le pecore che, per casualità, nascevano con le gambe più corte, e riuscire così a tramandare questa caratteristica alle generazioni successive, cercando naturalmente di mantenere anche tutte le altre qualità ottenute con secoli di selezione. Dopo non troppe generazioni, la caratteristica “gambe corte” si sarebbe stabilizzata, e avremmo così tra le mani una pecora docile, con un folto mantello, e che avrebbe rinunciato per sempre al salto in alto.
C’è solo un problema. A questa pecora scoppia il cuore.
Per qualche assurda ragione, Carlo, interrogando questi pastori, scoprì un pattern ricorrente: la quasi totalità delle pecore-gamba-corta moriva precocemente di infarto. Decise di chiamare questo fenomeno Legge di Correlazione, cercando di spiegare come al variare di un carattere possa corrispondere la variazione contemporanea di altri, anche se non connessi direttamente al principio che ha guidato la selezione. Le parti di un organismo infatti non evolvono in maniera isolata, ma in relazione tra loro. Una modifica in una parte del corpo può causare cambiamenti in altre.
Carlo, partendo da queste semplici osservazioni, decise di ricavarci un lavoro. Partì poi per un viaggio che durò cinque anni e di cui avremo sicuramente l’occasione di parlare. Più di vent’anni dopo, scrisse il libro più importante della biologia moderna. Quello che ne rimane oggi – oltre che la più grande rivoluzione biologica – sono le osservazioni.
Nel tempo, e all’interno della complessità della sua opera, emergono altri esempi di leggi di correlazione. Tra i più noti, i gatti bianchi con gli occhi azzurri hanno quasi la certezza matematica di essere sordi almeno da un orecchio. Non perché la sordità venga selezionata, ma perché esiste una correlazione biologica tra questi tratti.
Ma la questione più interessante – e meno innocente – è che in questi casi, il carattere che viene scelto per essere trasmesso non è mai un carattere favorevole all’animale, ma all’uso che l’essere umano deve fare di quell’animale. Pensiamo di poter plasmare altri esseri viventi in funzione al mercato: il cane che venderà di più, la pecora che produrrà più lana, la mucca che farà il latte più buono. La pecora che saltava il recinto, di suo, non aveva affatto bisogno di avere gambe più corte. Siamo noi ad averlo deciso, perché viviamo nella convinzione di essere ancora la misura di tutte le cose.
Carlo, però, ci ha indubbiamente rimesso al nostro posto.Osservando il mondo, ci ha ricordato che non siamo al centro dell’universo, né il vertice della creazione. Siamo semplicemente animali in mezzo ad altri animali, soggetti alle stesse regole, alle stesse fragilità, e – per quanto possiamo provare a piegarla – alla stessa natura.
Assenza
Carlotta
Si giustifica l’assenza di Carlotta dalle consuete attività odierne a causa dell’influenza stagionale.